L'invidia per i fotografi m'era cominciata in Vietnam quando si tornava dal fronte e quelli, avendo già fatto il loro lavoro, andavano dritti al bar, mentre a me toccava ancora mettermi con angoscia davanti al foglio bianco, allora infilato in una Olivetti Lettera 22, a cercare di descrivere con mille parole il bombardamento, la battaglia o il massacro del giorno che loro - i fotografi bravi almeno - avevano già raccontato in una sola immagine. Quella di cogliere il nocciolo di una storia con un clic è un arte che mi ha sempre attirato. Per questo forse, da allora, son sempre andato in giro con una vecchia Leica al collo quasi a rassicurarmi che, se mi fossero mancate le parole, una traccia di ricordo mi sarebbe rimasta nella pellicola.
Tiziano Terzani
Dal libro: TIZIANO TERZANI Un mondo che non esiste più - LONGANESI
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